Le nuove terapie
Opzioni terapeutiche emergenti nel trattamento dei
tumori urologici
Nuovi farmaci e nuovi bersagli farmacologici stanno emergendo per il trattamento del tumore della vescica e dell'urotelio come il fattore di crescita dei fibroblasti (Fibroblast Growth Factor Receptor, FGFR) e una proteina di adesione cellulare chiamata nectina-4.
I farmaci anti FGFR
La proteina FGFR è presente sulla superficie delle cellule e trasmette segnali di sopravvivenza alla cellula tumorale. Tuttavia, questo segnale è particolarmente importante solo in una percentuale dei tumori che si attesta a circa il 15% dei pazienti con tumore della vescica e al 30% dei pazienti con tumore della pelvi renale in quanto specifiche mutazioni o condizioni di aumentata espressione portano ad una iper-attivazione del segnale.
Questa condizione è paragonabile ad un rubinetto sempre aperto che permette al tumore di rifornirsi di sostanze nutrienti che ne permettono la crescita. Dati preliminari suggeriscono che, in tumori dove si ha una condizione di iper-attivazione della proteina FGFR, l'utilizzo di farmaci capaci di spegnere questo segnale sono in grado di dare delle importanti risposte della malattia e un maggior controllo nel tempo bloccandone la crescita.
Recentemente lo Studio THOR ha dimostrato come il trattamento con erdafitinib, uno degli inibitori di FGFR, sia capace di prolungare il controllo di malattia e la sopravvivenza rispetto alla chemioterapia quando somministrato in pazienti precedentemente trattati con chemioterapia a base di platino e immunoterapia in pazienti selezionati per mutazioni del gene FGFR.
Al momento in Italia è attivo un programma di uso compassionevole del farmaco per tutti quei pazienti portatori alterazione del gene FGFR. sono attivi dei protocolli con due di questi inibitori che si chiamano rogaratinib ed erdafitinib.
Anticorpi contro la Nectina-4
La nectina-4 e una proteina presente sulla superficie delle cellule con la funzione di facilitare l'interazione tra le cellule stesse o tra le cellule e l'ambiente circostante. Questa proteina è particolarmente espressa nelle cellule di tumore della vescica anche se non riveste particolari funzioni vitali. Tuttavia, l'aumento di espressione la rendono un bersaglio ideale contro il quale dirigere una terapia rivolta alle cellule tumorali.
L'enfortumab vedotin è un anticorpo collegato ad una sostanza tossica che, una volta legatosi alla nectina presente sulla superficie della cellula tumorale, viene internalizzato portando la sostanza tossica ad agire con il cuore della cellula tumorale che va incontro a morte. Questo meccanismo permette di superare i meccanismi di resistenza alla chemioterapia che le cellule tumorali mettono in atto e grazie ai quali sono in grado di prevenire l'ingresso dei chemioterapici o di espellerli in maniera rapida i subito dopo il loro ingresso non permettendogli di funzionare. Studi preliminari con l'enfortumab vedotin si sono dimostrati promettenti in termini di riduzione della malattia anche in pazienti che hanno ricevuto in precedenza l'immunoterapia dopo la chemioterapia.
Due studi clinici hanno mostrato come enfortumb vedotin sia in grado di di prolungare il controllo di malattia e la sopravvivenza rispetto alla chemioterapia quando somministrato in pazienti precedentemente trattati con chemioterapia a base di platino e immunoterapia (studio EV301) sia in pazienti mai precedentemente trattati (studio EV 302). Attualmente il farmaco è rimborsato in Italia solo nella prima indicazione e speriamo lo possa essere presto anche come prima linea di trattamento.